I. La vita

 

Bruno e Campo de’ Fiori di Enrico Meloni

 

Statua di G. Bruno a Campo de’ Fiori

 

 

II. ALCUNI ASPETTI DEL PENSIERO


Bruno viene indubbiamente sollecitato da molti interessi ma in particolare il suo pensiero ci appare dominato da una potente intuizione cosmologica. Approva gli studi di Copernico ma lo segue solo in parte: il Nolano non è d'accordo nel ritenere il sole il centro dell'universo che, a differenza dello studioso polacco, considera essere infinito. Nutre una profonda avversione contro l'astronomia aristotelica (l'unica riconosciuta ufficialmente ai suoi tempi), al cui cosmo finito contrappone appunto un universo illimitato, ricco di infiniti centri (o quindi di nessun centro). Arriva ad ipotizzare l'esistenza di altri sistemi solari e dunque di pianeti, alcuni dei quali abitati da esseri viventi e pensanti.

A questo punto viene tirata in ballo anche la teologia. Difatti Bruno concepisce Dio non solo come causa prima del mondo ma anche come principio immanente di tutte le cose. Si tratta di quel tipo di concezione (considerata eretica dalla Chiesa) che va sotto il nome di panteismo, cioè tutto è Dio, dunque secondo tale dottrina Dio è presente in ogni cosa. Il naturalismo religioso, vitalistico, panpsichistico [ogni singola cosa ha un'anima] di Bruno afferma l'universale animazione del mondo, contrapponendo all'aridità libresca dei pedanti aristotelici, il sentimento fresco della vita e della natura.

La cosmogonia di Bruno si presenta inconciliabile con la dottrina cristiana. Al di là della visione panteistica, immanentistica, che si contrappone all'idea di un Dio trascendente delle religioni del "Libro" (ebraismo, cristianesimo e islamismo), la teoria secondo la quale l'universo è eterno, esclude il concetto di un Dio creatore, avvicinandosi semmai al buddhismo e uscendo completamente dal cristianesimo e dal teismo. Per altri aspetti Bruno ci riporta al buddhismo; nei trattati ermetici egli utilizzò immagini di forme geometriche su cui riflettere e meditare. Il punto interessante è che si tratta di "mandala", disegni geometrici fortemente centralizzati, da sempre usati nelle religioni orientali come ausilio della meditazione mistica. Inoltre Bruno ammetteva la metempsicosi (che rappresentò uno dei capi d'accusa durante il processo), la trasmigrazione delle anime anche tra forme viventi diverse; ad esempio nel dialogo
"Cabala del cavallo pegaseo", il personaggio di Onorio, narra le vicissitudini del suo ciclo di reincarnazioni da quando era asino fino a diventare filosofo pitagorico.

La sua dottrina morale inizia con la liberazione dai vizi e dai pregiudizi in una prospettiva tutta mondana che celebra il trionfo dell'opera dell'uomo, culminando nell'"eroico furore" o amore intellettuale di Dio e della natura: il momento più alto verso la conoscenza razionale. Si ricordi che l'aggettivo "eroico" non va inteso nel significato odierno, ma come derivato del termine greco "eros", rinviando cioè all'amore concepito platonicamente come una tensione verso la bellezza celeste che per Bruno si identifica con l'infinito.

 


III. Le vicende della statua


 

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Sonetti in romanesco per G. Bruno

 

 

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