II. ALCUNI ASPETTI DEL PENSIERO
Bruno viene indubbiamente sollecitato da molti interessi ma in particolare
il suo pensiero ci appare dominato da una potente intuizione cosmologica.
Approva gli studi di Copernico ma lo segue solo in parte: il Nolano non è d'accordo nel ritenere il sole
il centro dell'universo che, a differenza dello studioso polacco,
considera essere infinito. Nutre una profonda avversione contro l'astronomia
aristotelica (l'unica riconosciuta ufficialmente ai suoi tempi), al cui cosmo
finito contrappone appunto un universo illimitato, ricco di
infiniti centri (o quindi di nessun centro). Arriva ad
ipotizzare l'esistenza di altri sistemi solari e dunque di pianeti, alcuni
dei quali abitati da esseri viventi e pensanti.
A questo punto viene tirata in ballo anche la
teologia. Difatti Bruno concepisce Dio non solo come causa prima del mondo ma
anche come principio immanente di tutte le cose. Si tratta di quel tipo di
concezione (considerata eretica dalla Chiesa) che va sotto il nome di
panteismo, cioè tutto è Dio, dunque secondo tale dottrina Dio è presente in
ogni cosa. Il naturalismo religioso, vitalistico, panpsichistico
[ogni singola cosa ha un'anima] di Bruno afferma l'universale animazione del
mondo, contrapponendo all'aridità libresca dei pedanti aristotelici, il
sentimento fresco della vita e della natura.
La cosmogonia di Bruno si presenta inconciliabile con la dottrina cristiana. Al di là della visione panteistica, immanentistica, che si
contrappone all'idea di un Dio trascendente delle religioni del
"Libro" (ebraismo, cristianesimo e islamismo), la teoria secondo la
quale l'universo è eterno, esclude il concetto di un Dio creatore,
avvicinandosi semmai al buddhismo e uscendo completamente dal cristianesimo e
dal teismo. Per altri aspetti Bruno ci riporta al buddhismo; nei trattati
ermetici egli utilizzò immagini di forme geometriche su cui riflettere e
meditare. Il punto interessante è che si tratta di "mandala",
disegni geometrici fortemente centralizzati, da
sempre usati nelle religioni orientali come ausilio della meditazione
mistica. Inoltre Bruno ammetteva la metempsicosi (che rappresentò uno dei
capi d'accusa durante il processo), la trasmigrazione delle anime anche tra
forme viventi diverse; ad esempio nel dialogo "Cabala del cavallo pegaseo", il personaggio di Onorio, narra
le vicissitudini del suo ciclo di reincarnazioni da quando era asino fino a
diventare filosofo pitagorico.
La sua dottrina morale inizia con la liberazione dai vizi e dai pregiudizi in
una prospettiva tutta mondana che celebra il trionfo dell'opera dell'uomo,
culminando nell'"eroico furore" o amore intellettuale di Dio
e della natura: il momento più alto verso la conoscenza razionale. Si ricordi
che l'aggettivo "eroico" non va inteso nel significato odierno, ma
come derivato del termine greco "eros", rinviando cioè all'amore
concepito platonicamente come una tensione verso la bellezza celeste che per
Bruno si identifica con l'infinito.
III. Le
vicende della statua
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Sonetti in romanesco per
G. Bruno
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