Primo passo: LA
VITA DI SIDDHARTA
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Il buddhismo rappresenta una rivoluzione nei
confronti dell’induismo, religione
politeista praticata in India ancora oggi. Ad esempio, viene superato il
concetto di anima individuale (atman) che per il buddhismo non
esiste. Inoltre il buddhismo afferma che gli uomini sono uguali e liberi,
arrivando così a cancellare la divisione in caste, con immaginabili
conseguenze anche in ambito sociale. Ai rituali ed ai sacrifici di animali,
viene opposto il divieto di causare del male ad ogni essere senziente. In
relazione agli dei, non si nega esplicitamente la loro esistenza, tuttavia si
afferma che essi non sono in grado di evitare all’uomo la sofferenza, quindi
credere o meno in loro, non è rilevante. E’ per questa ragione che si parla
del buddhismo come di una «religione atea»; d’altronde il suo fondatore è un
comune essere umano che ha avuto la capacità e il merito di raggiungere lo
«scopo ultimo», l’Illuminazione, traguardo potenzialmente alla portata di ogni
essere vivente. Il Buddha ha sviluppato una scienza della mente,
un vero e proprio «sistema psicologico» che porta gli uomini alla guarigione:
fra i molteplici suoi appellativi troviamo anche «il grande medico», «il
maestro dei farmaci». Naturalmente i farmaci proposti dal Buddha non sono
elementi esterni all’uomo, ma sono rintracciabili in ognuno di noi e sono
costituiti essenzialmente dalla pratica assidua di consapevolezza,
compassione e meditazione. Si parla spesso di pragmatismo
a proposito del Buddha, in quanto egli accantonò ogni discussione filosofica
o teologica sull’essenza dell’universo, a causa della loro intrinseca
inutilità, così come non si occupò di cosmogonia. Difatti non si pronunciò
sull’artefice del mondo e neppure disse perché, come e quando sia stato
creato. Le Quattro Nobili Verità: 2) l’origine della sofferenza è il desiderio, o attaccamento (upadana) alla vita; 3) la liberazione dalla sofferenza è possibile
attraverso l’abbandono dell’attaccamento alle
cose, agli esseri, al proprio Io, quindi tramite l’estinzione del desiderio,
che ha il suo apice nel Nirvana (Nibbana); 4) esiste una via che conduce alla cessazione
della sofferenza: la Legge (Dharma). Essa è si
esprime nell’Ottuplice sentiero,
che rappresenta un cammino intermedio fra vita materiale e pratiche
ascetiche, e consente di interrompere il ciclo delle “rinascite” (samsara). E’ costituito da: I. Retta Comprensione (od Opinione o Visione):
si riferisce alla conoscenza delle prime tre Nobili Verità: è la base per
incamminarsi nella via della Liberazione. II. Retto Pensiero (o Intenzione): indica il fermo proposito di
dirigersi verso il Nirvana, abbandonando ogni brama, risentimento, odio,
crudeltà. III. Retta Parola: fare attenzione a ciò che si dice,
astenendosi dalla menzogna, dalla calunnia, dal parlare aspramente o di cose
futili. IV. Retta Azione:
evitare in ogni occasione di commettere il male, astenendosi dal togliere la
vita e da atti violenti e crudeli contro tutti gli esseri senzienti, dal
rubare, da eccessi sensuali. V. Retta Vita (o Retti Mezzi
di Sostentamento): esercitare per il sostentamento un’attività
compatibile con un’esistenza onesta e corretta. VI. Retto Sforzo: è la volontà di superare ogni
ostacolo sulla via del Dharma. Si evita il
sopraggiungere di nuove tendenze negative nell’animo, si elimina quanto di
malsano in esso è già presente; si alimenta, altresì, ogni condizione buona e
profittevole in atto, e si sforza di farne sorgere di nuove. VII. Retta Consapevolezza (o Presenza
Mentale o Concentrazione o Attenzione): è la contemplazione distaccata dei
diversi fenomeni psico-fisici (corpo, sensazioni, mente, oggetti mentali).
Svolge un’attività di pulizia di tutti i filtri prodotti dalla mente
ordinaria, per giungere alla conoscenza della nuda realtà, al dato
originario. Ciò avviene grazie alla consapevolezza dell’Impermanenza,
della non esistenza dell’Io individuale, e all’abbandono dell’attaccamento. VIII. Retta Meditazione: raccoglimento
della mente che conduce attraverso vari stadi (Jhana)
alla cessazione della coscienza e della non-coscienza. La mente purificata,
imperturbata e del tutto libera da impedimenti, aderisce pienamente alla
realtà. Si sviluppa una condizione di equanimità e consapevolezza totale, al
di là della gioia e del dolore. Il devoto ha raggiunto il Nirvana.
Il Buddha (il
Maestro), il Dharma
(la Legge), il Sangha (la Comunità dei
fedeli) rappresentano i principi essenziali del buddhismo originario. Il corrispettivo del “battesimo” cristiano,
consiste per il devoto buddhista, nel pronunciare per tre volte la seguente
formula: «Io prendo rifugio nel Buddha, nel Dharma,
nel Sangha».
ANICCA (Impermanenza): tutti i fenomeni sono impermanenti; ogni cosa scorre via, nulla resta uguale a
se stesso. Anche la materia più solida è destinata a decomporsi e il piacere
più intenso a dissolversi. La paura di perdere ciò che si crede di possedere
può precipitarci in un profondo dolore. Di qui lo stretto collegamento con
DUKKHA (la Sofferenza). I monaci tibetani, per meditare sull’Impermanenza, sono soliti costruire dei mandala (disegni
circolari molto elaborati e ricchi di simbologie) con sabbia colorata e
finissima. Una volta terminato il lavoro, il mandala viene distrutto e la
sabbia raccolta e versata in un corso d’acqua, al fine di diffonderne ovunque
gli effetti benefici. DUKKHA (Sofferenza):
tutti i fenomeni (contaminati) sono causa di sofferenza. Ogni forma di
esistenza è “dukkha”. E’ un concetto ampiamente
espresso nelle Quattro Nobili Verità. ANATTA (Il
non-Sé): l’ordinaria conoscenza del mondo e di noi stessi è un’illusione. Come abbiamo visto il
buddhismo respinge l’idea di un Io, di un’anima individuale, perché essa
rappresenta l’illusione fondamentale. Dunque tutti i fenomeni sono privi di
un sé, di sostanza propria. Se non c’è nessuna anima, esiste quindi una
“non-anima”, che viene chiamata ANATTA (anatman in
sanscrito; atman = anima).
BENEVOLENZA INCONDIZIONATA (METTA):
augurarsi la felicità di tutti gli esseri. COMPASSIONE (KARUNA):
immedesimarsi nella sofferenza altrui. GIOIA ALTRUISTICA (MUDITA):
gioire delle buone qualità e del successo altrui. Sentire come propria la
gioia degli altri esseri. EQUANIMITÀ (UPEKKA):
la serenità, l’equilibrio della mente, che si ottiene grazie ad un
atteggiamento universalmente amichevole che ci conduce al di là dei
sentimenti di attaccamento, indifferenza o avversione, che usualmente
proviamo per gli altri esseri.
Interdipendenza,
causalità, karma Ogni azione volontaria e consapevole dell’uomo,
positiva o negativa, produce effetti (in termini direttamente proporzionali)
che influenzano inesorabilmente l’esistenza futura di chi l’ha compiuta, e
determina la rinascita (REINCARNAZIONE) nella
scala degli esseri, le gioie e i dolori. Questa, in sintesi, la legge del KARMA o di CAUSALITÀ
che regola l’esistenza di tutti gli esseri dell’universo e dei suoi fenomeni,
i quali sono legati tra loro da un rapporto di INTERDIPENDENZA. Il ciclo cosmico delle morti e delle rinascite è
denominato SAMSARA. KARMA,
SAMSARA e REINCARNAZIONE sono elementi che il Buddha riprese della filosofia
induista.
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